- Mostra: Napoleone e la botanica
- I giardini di Napoleone
Siamo al lavoro dalle 5 del mattino e ridereste di gusto vedendo l’Imperatore con una vanga in mano.
Conte Charles-Tristan de Montholon, 1819
Napoleone fu un uomo del suo tempo. Durante il suo regno, accrebbe l'interesse per le scoperte scientifiche, in particolare legate alle piante, così come l'uso della flora per fini simbolici e politici.
Era interessato allo stesso modo anche ai giardini come riflesso morale del modo di pensare degli esseri umani, come sottolineato da Jean-Jacques Rousseau. Questo interesse è diventato particolarmente evidente alla fine della sua vita, come vedremo più avanti.
La storia dei giardini è sempre stata fortemente legata alla politica. Senza andare troppo lontano, quello che chiamiamo giardino alla francese, caratterizzato dalla sua imponenza, la sua simmetria e il suo sviluppo assiale, è stato direttamente influenzato dai giardini all'italiana, principalmente da quelli della Toscana. Questa tipologia di giardino si è diffuso in Francia nel XVI secolo in seguito alle unioni tra la famiglia fiorentina dei Medici e la Casa reale francese.
All'inizio del XVIII secolo, il dominio culturale francese ha portato all'adozione del capolavoro dei giardini alla francese, Versailles, come modello per i giardini di palazzo. Possiamo trovare degli esempi tra gli altri a Napoli, in Italia, così come nel Palazzo Peterhof, in Russia.
Alla fine del XVIII secolo, molte piante esotiche arrivano in Europa grazie allo sviluppo del commercio mondiale. Questa accessibilità, unita ad un forte interesse per la scienza, è all'origine di un cambiamento nel modo di percepire i giardini: si passa dallo status di opera d'arte a quello di “museo vegetale”. I giardini all'inglese si diffondono sempre di più in tutto il continente: essendo più naturali, sono adatti alle passeggiate e alla contemplazione.
I giardini d’infanzia di Napoleone
Napoleone era un appassionato di botanica e giardinaggio. Questa passione l'ha accompagnato tutta la vita. I primi giardini che Napoleone scopre sono quelli nella sua casa d'infanzia: Casa Bonaparte, ad Ajaccio, e la tenuta Milelli, sulle colline circostanti.
Situato sulle alture di Ajaccio, la tenuta Milelli, antica casa di campagna della famiglia Bonaparte, è circondato da 12 ettari di terre che ospitano un oliveto secolare. Napoleone ci soggiornerà anche al suo ritorno dall’Egitto nel 1799, in compagnia del suo Stato Maggiore, composto tra gli altri da Berthier, Murat e Lannes.
Oggi, la proprietà è un giardino pubblico e un luogo per passeggiare molto gradevole. Il Ministero francese della Cultura ha classificato la casa, che non è più visitabile, nel novero dei monumenti storici e la proprietà tra i siti di maggiore interesse e pittoreschi. Un arboretum è stato creato per l’istruzione dei bambini. Sono anche stati creati degli orti la cui produzione è distribuita tra le famiglie meno abbienti.
Napoleone passa cinque anni, dai 9 ai 15 anni, al collegio di Brenne-le-Château. Nel suo tempo libero, è qui che coltiva il suo primo giardino, un piccolo appezzamento di terra dove impara a far crescere i fiori e i legumi. La scuola era diretta dai Minimi di Brienne, un ordine monastico che ha attribuiva una grande importanza al giardinaggio. Il giardinaggio era considerato come un elemento importante dell’ educazione dei giovani, allo stesso modo di altre materie come francese, latino, matematica, storia, geografia, musica, disegno e scherma. Contrariamente ad un certo numero di suoi compagni di classe, per i quali il giardinaggio non era importante, Napoleone dedicava del tempo a questa attività ed era orgoglioso del suo giardino.
Ma a Brienne, Napoleone ha nostalgia di casa. Descriverà più tardi i suoi sentimenti:
(...) essere privati della propria camera d’infanzia, del giardino dove si passeggiava nei primi anni, non avere una casa personale, significa non avere una patria.
Le attività all’aria aperta, in particolare il giardinaggio, hanno un impatto positivo su di lui: dedica il suo tempo libero e la sua paghetta per l’acquisto di fiori e di piante per arricchire il suo giardino.
Josephine e il castello di Malmaison
Joséphine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone, influenzò fortemente il paesaggio botanico francese. Nel 1799, durante la campagna d'Egitto di Napoleone, lei acquista il castello della Malmaison. Concepisce il giardino in stile inglese, con l'obiettivo di acquisire tutti i tipi di rose conosciute. Con 250 specie e varietà, possedeva la più grande collezione di rose al mondo, considerata insuperabile per oltre un secolo.
Sin dalla sua giovinezza in Martinica, dove la sua famiglia possedeva una piantagione di zucchero, Josephine conserva il gusto per le piante esotiche. Durante le campagne napoleoniche, le sono inviate delle piante ed il botanico Brisseau di Mirbel e successivamente Aimé Bonpland sono incaricati di prendersi cura dei giardini del castello della Malmaison.
Coltivano le piante esotiche acclimatate nelle serre , sviluppando così uno dei vivai più famosi d'Europa. Ventenat, coadiuvato dall'illustratore Pierre-Joseph Redouté, redige un inventario esaustivo e pubblica la celebre opera Jardin de La Malmaison, che recensisce le piante più belle delle serre. Joséphine è anche incaricata di acclimatare alcune piante nei giardini botanici della Costa Azzurra, come la mimosa (Acacia dealbata) dell'Australia.
Nel corso degli anni, i giardini di Malmaison si arricchiscono di centinaia di specie vegetali fino a raggiungere una superficie di 726 ettari.
Elba e Santa Elena: gli ultimi giardini di Napoleone
L’esilio di Napoleone all'isola d’Elba, avvenuto dal 1814 al 1815, ha segnato il cambiamento a livello botanico dell’isola. La sua residenza principale era la Villa dei Mulini (ancora visitabile oggi), dove Napoleone si occupava personalmente del giardino. Diede una particolare attenzione alle rose e alle piante esotiche, progettó inoltre un vialetto di agrumi.
Durante il suo primo esilio all’isola d’Elba, Napoleone fece piantare un grande numero di agrumi, ma anche di gelsi, con l’intenzione di cominciare a produrre seta.
Possedeva anche una villa estiva a Portoferraio, la Villa San Martino. Secondo un aneddoto, Napoleone stesso avrebbe piantato un esemplare di Bagolaro di provenza nel giardino, lo stesso albero che pianterà, in seguito, a Santa Elena.
Il secondo esilio di Napoleone ebbe luogo dal 1815 fino alla sua morte, avvenuta nel 1821, sull’isola di Sant'Elena, nel sud dell’Atlantico. Nel 1819, poiché i suoi medici gli raccomandarono di fare esercizio fisico, Napoleone decise di lanciarsi in una grande impresa: ridisegnare i giardini della sua villa di Longwood.
Napoleone dirige e disegna i progetti del nuovo giardino, come fece nelle sue campagne con i soldati, e condivise la sua vita quotidiana e il lavoro con i giardinieri.
La grandezza del suo lavoro fu tale che un’importante comunità di Cinesi si trasferì sull’isola, senza la quale i giardini di Napoleone non sarebbero divenuti celebri così velocemente. Di questa comunità, un piccolo padiglione cinese è tuttora presente nella proprietà di Longwood.
Esiliato alla fine della sua vita su un’isola poco ospitale e costantemente controllato, l’Imperatore è trasformato nel corso dei suoi ultimi anni di vita dall’esilio, coltivando il suo giardino, al contempo fisico e spirituale.
I parchi e i giardini privati di Napoleone
Anche gli altri membri della famiglia di Napoleone hanno avuto ugualmente una grande influenza sui giardini, in particolare Elisa Baciocchi Bonaparte, sua sorella e principessa di Lucca e di Piombino. L’esempio più impressionante è la Villa Marlia, che Elisa compra nel 1806 e che cresce nel corso degli anni con l’acquisto di proprietà limitrofe.
Una parte del giardino viene modificata notevolmente da Elisa. Il nuovo disegno è asimmetrico, che ha dei boschi popolati da cervi, capre e pecore Merino. Numerose specie sono introdotte, come per esempio delle magnolie, dei salici piangenti, delle querce americane e delle mimose, che si trovano nella regione di Napoli
Le camelie sono una delle maggiori attrattive, soprattutto a marzo quando sono in piena fioritura. Originarie dell’Asia, sono introdotte in Gran Bretagna a metà del XVIII esimo secolo, ma arrivano in Italia solo alla fine del secolo. Elisa ordinò a suo fratello Joseph, re di Napoli, di inviare delle piante rare del palazzo di Caserta al nuovo “giardino inglese” di Marlia.
Ville influenzate dal periodo napoleonico
La Villa Melzi di Eril, situata vicino al lago di Como, è un altro luogo influenzato dal periodo napoleonico. La camelia, simbolo di primavera e di rinnovamento della vita, può essere ammirata in questo giardino storico, costruito tra il 1808 e il 1810 dal conte Melzi.