Qual è la storia dei manifesti dei Giochi Olimpici estivi?
Nel corso della storia delle Olimpiadi moderne, sono state utilizzate immagini e locandine per rappresentare gli ideali dei Giochi Olimpici, della città e del Paese ospitante e dello sport. Vediamo alcuni esempi estrapolati dagli archivi.
Atene 1896
In occasione dei primi Giochi Olimpici ad Atene nel 1896 non venne affisso alcun manifesto, ma solo la copertina del Programma delle Olimpiadi.
I simboli che accomunano i Giochi antichi con quelli moderni sono l'iscrizione "776-1896", lo stadio a forma di ferro di cavallo, l'Acropoli e il Koris, (ovvero l'elmo in greco) - associato alla dea Atena - pronto a offrire la corona della vittoria.
Stoccolma 1912
La quinta edizione delle Olimpiadi moderne è stata quella dei Giochi di Stoccolma. Una delle campagne pubblicitarie più importanti fu la pubblicazione di un manifesto olimpico ufficiale.
Le Olimpiadi del 1912, passate alla storia come il "capolavoro svedese", in quel periodo furono quelle organizzate meglio e nella maniera più efficiente.
Il Comitato Olimpico Svedese scelse un disegno di Olle Hjortzberg, membro dell'Accademia Reale, un artista poliedrico noto soprattutto per la sua arte cristiana. Il poster, con forti richiami all'Art Nouveau, raffigura un atleta nudo al centro, nella classica posa olimpica greca, che innalza la bandiera svedese, mentre alle sue spalle altri atleti issano le bandiere dei loro rispettivi Paesi, rappresentando le nazioni che si muovono verso un obiettivo comune, i Giochi Olimpici.
La figura nuda al centro ricorda le antiche Olimpiadi, quando gli atleti gareggiavano senza vestiti, ma l’immagine è stata criticata, così Hjortzberg ha coperto la figura con dei nastri decorativi che si rifanno all’ Art Nouveau.
Per promuovere i Giochi lo stesso poster fu stampato in 15 lingue diverse e utilizzato in tutto il mondo.
Berlino 1936
Le Olimpiadi del 1936 si svolsero in un clima di forte tensione politica. Nel 1933 il partito nazista era salito al potere e le sue politiche razziste portarono a un dibattito internazionale sul boicottaggio dei Giochi.
Nel timore di un eventuale boicottaggio di massa, il Comitato Olimpico Internazionale fece pressione sul governo tedesco e si assicurò che i Giochi non sarebbero diventati uno strumento nelle mani dei politici per promuovere l'ideologia nazista. Tali promesse non furono tuttavia mantenute dal governo di Adolf Hitler.
Vennero pubblicati opuscoli e tenuti discorsi sulla superiorità razziale. Il campo sportivo del Reich, appena nato, che copriva 325 acri e comprendeva quattro stadi, era tappezzato di striscioni e simboli nazisti. Ciononostante, l'attrattiva di una vivace competizione sportiva era troppo grande e, alla fine, 49 Paesi scelsero di partecipare ai Giochi Olimpici di Berlino.
I Giochi furono trasmessi per la prima volta in televisione, a circuito chiuso, in teatri appositamente attrezzati nella stessa Berlino. I Giochi del 1936 introdussero anche la staffetta della torcia, una tradizione che consiste nel trasportare la fiamma olimpica dalla Grecia.
Il manifesto - opera dell'artista Franz Würbel - aveva tre obiettivi: mostrare l'importanza dei Giochi Olimpici, richiamare l'attenzione di Berlino come città ospitante e pubblicizzare i Giochi in modo efficace e comprensibile a livello internazionale.
La locandina raffigurava la Porta di Brandeburgo come punto di riferimento della città ospitante, davanti alla quale si ergeva la figura monumentale di un vincitore incoronato, secondo lo stile del realismo classico, apprezzato da Hitler. Lo sfondo mostra i cinque anelli nei loro colori originali, blu, giallo, nero, verde e rosso, mentre in basso sono riportate le date dell' evento.
Messico 1968
L'arte grafica è stata il mezzo di comunicazione per le Olimpiadi tenutesi a Città del Messico nel 1968, il primo anno in cui un Paese dell'America Latina ospitò i Giochi.
Il manifesto è stato curato da Lance Wyman e Peter Murdoch.
Pedro Ramirez Vázquez, architetto e umanista, è stato presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Città del Messico. Pedro condusse una campagna di divulgazione basata sull'idea che i Giochi dovessero improntare i giovani alla pace e all’unità, secondo i valori delle antiche Olimpiadi.
Nell'atmosfera tumultuosa del 1968 - con le proteste studentesche e gli scontri con la polizia in Messico e in tutto il mondo e il Movimento per i diritti civili negli Stati Uniti - Ramirez Vázquez si batté affinché quel periodo tragico e emblematico che sconvolse il mondo venisse incluso nel video ufficiale dell'Olimpiade, quando i due atleti neri Tommie Smith (medaglia d’oro) e John Carlos (medaglia di bronzo) alzarono i pugni guantati di nero in segno di solidarietà con il movimento antirazzista degli Stati Uniti.
Monaco 1972
Per le Olimpiadi tenutesi a Monaco è stata realizzata un'ampia selezione di manifesti per varie locandine.
Oltre a quelli per gli eventi sportivi e culturali, furono creati altri poster per occasioni speciali (mostre pre-olimpiche, staffetta della torcia, ecc.).
Molti erano accompagnati da foto o corredate da semplici scritte; persino diagrammi, mappe, grafici e tabelle assunsero la stessa funzione dei manifesti. Quelli sportivi e culturali restavano i più importanti, con l’impiego di grafiche diverse a seconda del messaggio che l’immagine dei Giochi doveva trasmettere.
I ventuno manifesti sportivi dovevano risultare comprensibili per la maggior parte delle culture internazionali e attirare quante più persone in tutto il mondo.
La fotografia fu uno strumento molto usato a Monaco per promuovere i Giochi olimpici. Questa però si presentava con forme e colori diversi da quelli del logo olimpico. I fotografi prestavano particolare attenzione alla scelta delle foto degli atleti.
Ogni manifesto si muoveva da sinistra verso destra, con delle linee orizzontali. Un'altra caratteristica importante era la forma, che appariva come una serie di immagini in sequenza. Così, quasi tutte le figure e altri elementi venivano riportati sulla pagina, in modo da dare l’impressione che le figure si muovessero.
Puntando l'attenzione sugli aspetti tipici di ogni sport, i manifesti sono diventati simboli facilmente comprensibili per tutti. L'uso complementare di più poster ha inoltre contribuito ad intensificare l'effetto del singolo manifesto.
Londra 2012
Mai un logo olimpico ha suscitato tanta polemica come quello delle Olimpiadi di Londra del 2012. Progettato dalla società creativa Wolff Olins, il Comitato Olimpico di Londra ha definito il logo un simbolo delle "Olimpiadi di tutti".
Il design del logo rifiuta la tipografia tradizionale, preferendo una forma più astratta.
I critici sostenevano che sembrava essere destinato a un pubblico più giovane, in quanto si ispirava al linguaggio dei graffiti, uno stile che esclude il pubblico adulto.
Per i manifesti olimpici, 12 artisti britannici furono invitati a disegnare la propria versione del poster per le Olimpiadi e le Paraolimpiadi di Londra 2012, in modo da esprimere quale fosse per loro lo spirito dei Giochi.
Gli artisti furono: Tracey Emin, Martin Creed, Rachel Whiteread, Chris Ofili, Gary Hume, Anthea Hamilton, Howard Hodgkin, Bridget Riley, Fiona Banner, Michael Craig-Martin, Sarah Morris e Bob e Roberta Smith.
Traduzioni: Angelica Giallombardo, Fondazione Europeana
Questo post fa parte del progetto Europeana Common Culture, che approfondisce vari aspetti del nostro patrimonio culturale europeo.